prima pagina pagina precedente



Teodolinda, la colomba e gli Zavattari
Presentato il progetto di restauro della cappella di Teodolinda
di Franco Isman


La cappella di Teodolinda

Tanti, tantissimi anni fa, una bianca colomba stava appollaiata su una frondosa quercia in un boschetto in riva a un fiume che scorreva placido e cristallino, aspettando pazientemente che accadesse ciò che doveva accadere.
Infatti, ad un certo punto, una giovane e bella regina, dopo una lunga galoppata, decise di riposarsi proprio all'invitante ombra dell'albero. La bianca colomba, che altri non era che lo Spirito Santo, si posò al suo fianco e, molto sinteticamente, le disse: modo (qui). E la cattolica Teodolinda, che stava da tempo aspettando quell'incontro, altrettanto laconicamente rispose etiam (sia).

Fu così che in quel luogo, in riva al Lambro, sorse Modoetia e fu fondata la basilica dedicata a San Giovanni Battista, il Duomo, e poi, dentro al Duomo, la cappella di Teodolinda, mirabilmente affrescata fra il 1441 ed il 1446 dalla famiglia degli Zavattari: Franceschino e i tre figli, Giovanni, Gregorio e Ambrogio.
Nella cappella da esattamente 700 anni vi è il sarcofago di Teodolinda ed è tuttora custodita la leggendaria Corona Ferrea con la quale furono incoronati re e imperatori: dai re longobardi a Carlo Magno, a Federico Barbarossa. E poi Corrado (1093), Corrado III (1128), Enrico IV (1186), Carlo IV(1355), Carlo V d'Asburgo, fino a Napoleone nel 1805 che in questa occasione pronunciò la celebre frase “Dio me l'ha data, guai a chi la tocca!” e per ultimo Ferdinando I d'Austria (1838).
***
Ma veniamo ai nostri giorni.
Giovedì 24 gennaio, proprio nella splendida cornice del Duomo, si è svolta una affollatissima conferenza stampa gestita da Dario Cimorelli, consigliere della Fondazione Gaiani, con la presenza degli sponsor dell'iniziativa fra i quali citiamo: Bertrand du Vignaud presidente del World Monuments Fund Europe, che è stato così bravo da voler parlare in italiano, Massimo Zanello assessore alle Culture della Regione Lombardia, Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, nonché monsignor Silvano Provasi arciprete di Monza e Franco Gaiani presidente della Fondazione Gaiani. Moltissimi i rappresentanti della stampa locale e nazionale, ma c'erano anche gli amministratori della città e molti interessati cittadini.
E l'occasione ne valeva la pena.

La neonata Fondazione Gaiani, costituita dalla parrocchia di San Giovanni Battista, dalla famiglia Gaiani e da monsignor Leopoldo Gariboldi per la gestione del Museo del Duomo ma anche “per sostenere, conservare, promuovere, valorizzare e gestire beni culturali…” ha presentato un prestigioso progetto, al quale in realtà si stava lavorando da tempo ma che la realizzazione dello splendido museo ha permesso di concretizzare e portare a buon fine: il finanziamento completo del restauro degli affreschi degli Zavattari della cappella di Teodolinda.
Considerati uno dei migliori esempi di pittura gotica in Italia, hanno dimensioni imponenti: 45 scene divise in cinque fasce sovrapposte con ben 800 figure, una superficie affrescata addirittura di 500 metri quadrati, un costo del restauro di quasi tre milioni di euro.

Gli affreschi erano stati realizzati con una tecnica mista, ancora da definire nella sua interezza: alla classica tecnica dell'affresco si aggiungeva la tempera a secco, la decorazione a rilievo e addirittura le dorature in foglia che trasformavano i dipinti in monumentali “miniature”.
I primi rudimentali restauri, probabilmente più dannosi che utili, vennero effettuati addirittura nel XVIII e XIX secolo, poi un intervento nel 1960 per ovviare ai danni provocati dall'umidità portata dai sacchi di sabbia con cui gli affreschi erano stati protetti durante la guerra.
Ma è stato a partire dagli anni Novanta del secolo scorso che furono effettuati seri studi sui materiali, le tecnologie, il degrado ed i restauri necessari, con il coinvolgimento del Ministero dei Beni Culturali, tramite l'Opificio delle pietre dure di Firenze.
Infine nel 2007 il coinvolgimento del World Monuments Fund Europe che, conquistato dalla realizzazione del Museo, ha approvato il progetto di restauro stanziando un primo cospicuo finanziamento, poi quelli della Fondazione Cariplo, della Regione Lombardia ed anche di Osram che offrirà l'illuminazione della cappella con le più moderne tecnologie a led, già adottate nel Museo.
Un circolo virtuoso che dimostra come ben operare paga.

Il progetto di restauro sarà coordinato dalla Fondazione Gaiani e sarà particolarmente seguito dal consigliere Dario Cimorelli, ma certamente anche dal presidente Franco Gaiani e dalla vulcanica moglie Titti Gaiani Giansoldati. Si parla di tre anni di lavoro ma, sinceramente, sembrano pochi; comunque tempi brevi e non biblici per ripresentare al mondo un altro gioiello risplendente.

Franco Isman

EVENTUALI COMMENTI
lettere@arengario.net

Commenti anonimi non saranno pubblicati


in su pagina precedente

  25 gennaio 2008